LA CHIESA EVANGELICA VALDESE

In questo articolo vi vorrei parlare della Chiesa evangelica valdese, una chiesa riformata nata dagli insegnamenti del francese Valdo di Lione.

STORIA

Come già accennato nell’introduzione dell’articolo, le radici della Chiesa evangelica valdese affondano negli insegnamenti e la predicazione di Valdo di Lione, un mercante francese vissuto tra il 1140 e il 1206 circa. La sua dottrina può essere fatta rientrare nel più ampio fenomeno contemporaneo del pauperismo – al quale possono essere ricondotte anche la predicazione di altre figure religiose quali San Francesco d’Assisi e Dolcino da Novara -, che si caratterizzava come una visione spirituale che esaltava il messaggio sociale e religioso del Cristianesimo, promuovendo la rinuncia alle proprietà terrene e una vita all’insegna della povertà. Il pauperismo si contrapponeva dunque alla visione della Chiesa medievale, il cui clero viveva nell’opulenza, e fu pertanto da questa malvisto e osteggiato.

Statua di Valdo di Lione a Worms (Germania).
Tartesso75, Public domain, via Wikimedia Commons

A causa del suo messaggio pauperistico, la dottrina di Valdo ottenne quindi immediata opposizione e condanna da parte della Chiesa. Nel 1184, con il Concilio di Verona i seguaci di Valdo vennero scomunicati.

Per secoli i valdesi furono vittime di diverse persecuzioni. Tra queste spiccano sicuramente per efferatezza le cosiddette Pasque piemontesi, avvenute nel 1655. Furono uccisi dall’esercito del Ducato di Savoia 1712 valdesi abitanti nelle cosiddette valli valdesi, ossia la Val Pellice, la Val Chisone e la Valle Germanasca (tutte e tre attualmente parte della Città Metropolitana di Torino). Questo sanguinoso massacro fu causa delle guerre sabaudo-piemontesi, che sarebbero durate dal 1655 al 1690.

Stampa raffigurante una donna valdese impalata dai soldati sabaudi durante le Pasque piemontesi.
Samuel Moreland, Public domain, via Wikimedia Commons

Successivamente, spinto dall’alleato Re di Francia Luigi XIV, il 31 gennaio 1686 il Duca Vittorio Amedeo II emise un editto che proibiva la pratica del Valdismo in tutto il Ducato di Savoia. I valdesi, guidati dal pastore Henri Arnaud, tentarono di resistere, ma alla fine vennero duramente sconfitti. La maggior parte di loro venne sterminata. Un’altra parte, composta in particolare da bambini, venne fatta prigioniera e costretta a convertirsi al Cattolicesimo. Un’ultima piccola parte riuscì invece a rifugiarsi in Svizzera, in particolare a Ginevra.

Dopo tre anni, nel 1689, i valdesi rifugiatisi in Svizzera decisero, guidati ancora una volta da Henri Arnaud, di lanciarsi in un tentativo di tornare alle loro terre. In una dura marcia di quattordici giorni attraversarono i valichi della Savoia. Successivamente, riuscirono a evitare di essere sterminati da parte dell’esercito sabaudo a Giaglione, in Val di Susa, e combatterono vittoriosamente contro i francesi a Salbertrand (Città Metropolitana di Torino). I valdesi riuscirono dunque a giungere nelle loro valli. Questo episodio, detto Glorioso rimpatrio, ebbe conclusione con la reciproca promessa da parte di tutti i valdesi di mantenere fra loro solidarietà e unità, avvenuta presso il prato di Sibaud, ai giorni nostri frazione di Bobbio Pellice.

In seguito, il Ducato di Savoia cambiò le proprie alleanze, passando da essere alleato del Regno di Francia – il cui Re, Luigi XIV, era cattolico e promotore della conversione forzata e lo sterminio di diverse minoranze religiose, tra cui i valdesi e diverse confessioni protestanti – a quello d’Inghilterra, protestante. I valdesi ottennero dunque il reintegro nei propri possedimenti, e le persecuzioni violente cessarono. Tuttavia, vennero confinati nell’area delle valli valdesi, che venne soprannominata “Ghetto alpino”.

Il pastore Henri Arnaud (1642-1721).
Ponsoye, Public domain, via Wikimedia Commons

Questa situazione rimase pressoché immutata fino al 17 febbraio 1848, quando Re Carlo Alberto di Savoia, con le Lettere patenti, concesse ai valdesi pieni diritti civili, legalizzando de facto il loro culto in tutto il Regno di Sardegna. La Chiesa valdese cominciò dunque a diffondersi maggiormente, anche oltre ai confini del Regno di Sardegna, nel resto della penisola italiana.

Successivamente, alcuni valdesi presero parte al Risorgimento. Altri, poi, si unirono alla prima grande emigrazione italiana all’estero, dando vita, nel 1856, alle prime comunità valdesi dell’America Meridionale. Da queste comunità è poi nata la tuttora esistente Iglesia valdense de Rio de La Plata (ossia “Chiesa valdese del Río de La Plata”).

Decenni più tardi, durante la Seconda Guerra Mondiale, molti valdesi parteciparono alla Resistenza. Coloro che abitavano nelle valli valdesi – in particolare la Val Pellice – si occuparono inoltre di nascondere nelle loro terre numerosi ebrei perseguitati.

Nel 1975, invece, con un “patto di integrazione” la Chiesa evangelica valdese e la Chiesa metodista italiana si unirono nell’Unione delle Chiese metodiste e valdesi.

Lo Stato italiano – che oltre al più famoso Concordato con la Chiesa Cattolica, ha stretto negli anni accordi anche con altre confessioni religiose – concluse un’intesa con la Chiesa evangelica valdese il 21 febbraio 1984, che venne approvata con la legge 449/1984. Successivamente, questa intesa subì una revisione, conclusasi il 25 gennaio 1993 e approvata con la legge 409/1993.

Inoltre, negli ultimi decenni la Chiesa evangelica valdese si è impegnata in un dialogo con la Chiesa Cattolica. Tra i risultati più notevoli di questo dialogo si può citare l’accordo sui matrimoni misti, raggiunto negli anni novanta.

Il 22 giugno 2015 Papa Francesco fece visita al Tempio Valdese di Torino, dove ebbe un incontro con il moderatore della Tavola valdese (vedi sezione “Religione” in questo articolo) Eugenio Bernardini. Il Papa si scusò ufficialmente a nome della Chiesa Cattolica per le persecuzioni subite dai valdesi nei secoli passati. Questa visita rese Francesco il primo Papa ad aver visitato un luogo di culto valdese.

DIFFUSIONE

Secondo statistiche risalenti al 31 dicembre 2010, la Chiesa evangelica valdese conta di 25.693 membri tra l’Italia – in cui la gran parte risiede nelle valli valdesi in Piemonte – e alcune comunità italofone in Svizzera. A questi si aggiungono circa 13.000 fedeli in Uruguay e Argentina, facenti parte della già citata Iglesia valdense de Rio de La Plata.

In Italia, i luoghi di culto valdesi sono 120, dei quali 41 nel solo Piemonte.

La sede centrale della chiesa è a Torre Pellice, comune situato nella Val Pellice (clicca qui per vedere il luogo su Google Maps), dove ogni anno si riunisce il Sinodo valdese.

Tempio Valdese di Milano.
Arbalete, Public domain, via Wikimedia Commons

RELIGIONE

DOTTRINA

Nel 1532, con il Sinodo di Chanforan, i valdesi aderirono alla Riforma Protestante, nello specifico alla corrente del Calvinismo. Per questo motivo la Chiesa evangelica valdese viene definita come riformata, aggettivo utilizzato per riferirsi alle chiese aderenti alla dottrina calvinista.

Riguardo la Bibbia, la Chiesa evangelica valdese si approccia alla sua esegesi con il cosiddetto metodo storico-critico. Adotta dunque un’interpretazione delle Sacre Scritture che tiene conto del contesto storico in cui queste sono state scritte.

STRUTTURA DELLA CHIESA

La massima autorità della Chiesa evangelica valdese è costituita dal Sinodo, un’assemblea composta da un gruppo di deputati eletti dalle chiese locali e da un egual numero di pastori, che ogni anno – a partire dalla domenica precedente l’ultimo venerdì di agosto – si riunisce a Torre Pellice presso la cosiddetta Casa Valdese.

La Tavola valdese, invece, è l’istituzione che si occupa di rappresentare l’Unione delle chiese metodiste e valdesi (dunque sia la Chiesa valdese che quella metodista) nelle relazioni con lo Stato e con altre organizzazioni. È composta da un totale di sette membri, tra i quali a presiedere è il moderatore. La carica di membro – e di conseguenza anche quella di moderatore – ha la durata di un anno, e può essere riconfermata fino a un massimo di sette. Attualmente (questo articolo viene scritto a gennaio 2022), la moderatora della Tavola valdese è Alessandra Trotta, diacona metodista, succeduta al già citato Eugenio Bernardini nel 2019.

Casa Valdese di Torre Pellice, sede del Sinodo.
Jan Szturc, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons

OMOSESSUALITÀ E ALTRI TEMI ETICO-SOCIALI

La Chiesa evangelica valdese promuove un dibattito sui temi dell’aborto, del testamento biologico, dell’omosessualità e dell’eutanasia, adottando posizioni molto più aperte rispetto a quelle di altre chiese cristiane (tra cui anche quella Cattolica).

Riguardo specificatamente l’aborto e l’eutanasia, la posizione adottata dai valdesi è principalmente caratterizzata dal concetto di centralità e importanza della responsabilità personale in tali scelte.

Riguardo invece il tema del testamento biologico, i valdesi adottato una posizione favorevole; tanto che molti registri per il testamento biologico sono gestiti da comunità valdesi. Inoltre, nel 2018, la Chiesa valdese si disse a favore riguardo l’approvazione da parte dell’Italia della legge sul testamento biologico (ossia la Legge 22 dicembre 2017, n. 219).

La Chiesa evangelica valdese è aperta anche sulla tematica dell’omosessualità, tanto da essere attivamente impegnata nella lotta all’omotransfobia. Oltre a ciò, il 26 agosto del 2010 è stato approvato – con 105 voti favorevoli, 9 contrari e 29 astenuti – dal Sinodo un ordine del giorno che permette la benedizione delle coppie omosessuali.

Nel 2010, la Chiesa valdese si disse inoltre favorevole alla ricerca sulle cellule staminali.

Infine, i valdesi sono a favore di uno Stato laico, ed sono contrari all’esposizione del crocifisso – e di ogni altro simbolo religioso – nei luoghi pubblici.

SIMBOLO

Il simbolo valdese.
Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15664590

Il simbolo valdese è composto da un candeliere su ci è posta una candela accesa, attorno alla quale sono disposte sette stelle e la scritta latina Lux lucet in tenebris (in italiano “La Luce risplende nelle tenebre”).

La candela accesa e la scritta sono un riferimento a Giovanni 1,5, brano biblico in cui Cristo viene paragonato alla luce che risplende nell’oscurità. Le sette stelle si riferiscono invece molto probabilmente ad Apocalisse 1,16, in cui Cristo regge nella sua mano destra sette stelle, rappresentanti le Sette Chiese dell’Asia (clicca qui per ulteriori dettagli).

La prima apparizione certa del simbolo risale al 1640, quando venne stampato sul frontespizio di un testo del pastore valdese di Bobbio Pellice Valerio Grosso. Incerte sono invece le sue origini, tuttavia potrebbe essere stato ispirato dallo stemma araldico dei conti di Luserna San Giovanni, signori della Val Pellice.

Per saperne di +:

Sito ufficiale della Chiesa evangelica valdese

Testo del discorso pronunciato da Papa Francesco durante la visita del 22 giugno 2015 al Tempio Valdese di Torino – vatican.va

Chiesa evangelica valdese – Wikipedia

Valdismo – Wikipedia

Valdo di Lione – Wikipedia